Pensiero Montessoriano

In linea con la innovativa sia pur datata corrente “scuola nuova” il nido Archè si ispira al pensiero Montessoriano condividendone i principi.

Un progetto educativo il nostro che vede nell’ambiente una fonte di esplorazione sensoriale del bambino: esperienze tattili, gustative, olfattive, motorie, cromatiche, ma anche linguistiche e relazionali.

Aspetti centrali questi, della vita educativa che nel nostro servizio educativo trovano un luogo ideale di applicazione. Agendo direttamente sulle cose, partecipando ad attività reali aventi uno scopo utile e definito, il bambino ha l’opportunità di evolvere progressivamente verso la maturazione intellettuale: egli stimola ed educa i propri sensi che sono alla base del ragionamento e del giudizio.

Non dobbiamo mai dimenticare che “la mente dei tre anni dura 100 anni” (proverbio giapponese) e, dunque la qualità delle attività educative che offriamo ai bambini è fondamentale per il loro sviluppo: l’uomo di domani è già qui con noi e con noi il bambino interagisce trovando nel nostro nido un ambiente idoneo perché secondo la filosofia montessoriana “l’uomo si costruisce lavorando”. Se è vero, citando la Montessori, che sono due tipi di lavoro che danno origine ad una doppia questione sociale, perché quello del bambino rappresenta un istinto vitale indispensabile per la sua formazione per perfezionare l’essere, mentre quello dell’adulto è un lavoro produttivo, collettivo, organizzato atto a perfezionare l’ambiente, entrambi si coniugano nel nostro servizio educativo dove l’adulto non è solo accudente, ma un professionista che conferma quotidianamente con il suo impegno l’importanza del suo lavoro diventando modello e testimone attivo delle azioni che anche il bambino andrà ad interpretare permettendogli di conquistare una competenza ed un valore legato al “fare”. 

In questo nostro tempo dove tutto è così veloce e dove spesso assistiamo al fenomeno del bambino “accelerato”, fare esperienze di vita pratica aiuta noi ed i bambini ad imparare ad attendere, ad imparare cicli e ritmi che vanno rispettati.

La possibilità per i bambini di svolgere lavori quotidiani, creando un ambiente adeguato ai bisogni fisici e psichici infantili, consente di ampliare la possibilità di “attività di vita pratica”: cura dell’ambiente, di sé e degli altri, fondamenti del pensiero Montessoriano. Si tratta di attività che nascono da reali esigenze ed aventi uno scopo intelligente, esse consentono di “assorbire l’ambiente” e “rielaborarlo secondo il proprio livello di esperienza”, di sperimentare e verificare le proprie capacità, di prendere possesso di se stessi e di autocorreggersi. Per questo il bambino al nido, attraverso le attività di vita pratica impara a conoscere se stesso, gli altri e il modo in cui si sta insieme.

Si fa vera quindi un’affermazione di Maria Montessori “ciò che il bambino apprende deve affascinarlo, bisogna offrirgli cose grandiose: per cominciare offriamogli il mondo”. L’educazione montessoriana e il nido Archè si connotano per la natura sistemica e la coerenza delle azioni quotidiane, in una sorta di “schermatura ecologica” del bambino e delle sue attività rispetto alle pratiche ed alle criticità della vita sociale e tecnologica odierna, accompagnandolo ad indagare e conoscere.

La Montessori partiva, dal presupposto (sul quale poi fondò tutto il suo impianto educativo), che vi fosse da parte dei piccoli una naturale e spontanea predisposizione all’apprendimento, al lavoro, alla sperimentazione delle proprie forze, alla costruzione di qualcosa, all’interessamento verso il mondo esterno… purché venissero posti in un ambiente adatto, scientificamente organizzato e preparato ad accoglierli. Il ruolo dell’adulto, quindi, doveva essere da un lato quello costruire un ambiente in grado di suscitare gli interessi che via via il bambino maturava e dimostrava di avere, dall’altro quello di non ostacolare in nessun modo il lavoro pratico e psichico a cui ciascun fanciullo andava dedicandosi nel corso della sua infanzia. In luce di quanto detto, aiutami a fare da solo è lo slogan con il quale il metodo montessoriano mette in luce il bisogno del bambino di far emergere quanto in lui già esiste in potenza e il dovere di ogni educatore consiste nel non inibire, ma anzi liberare, la voglia e il bisogno del piccolo di adempiere a quella che è la sua naturale tendenza. 

Risulta chiaro, dunque, come l’ambente rivesta per la Montessori un ruolo fondamentale per lo sviluppo e la crescita dei bimbi; la scuola deve essere in grado di accogliere bambini di età diverse coinvolgendoli e stimolandoli nelle attività individuali e di gruppo, accrescendo in  loro il senso di appartenenza a una collettività e nello stesso tempo dando loro piena libertà di movimento e di azione. In altre parole, accogliendoli in un luogo caldo e rassicurante aperto alle scelte e al lavoro di ciascun piccolo alunno. Gli arredi devono essere pensati e studiati tenendo conto dell’età e della corporatura dei piccoli e costruiti all’insegna della leggerezza in modo che, proprio a causa della loro fragilità, rivelino un utilizzo sbagliato o mancanza di rispetto da parte di coloro che ne fanno regolarmente uso (per questo motivo, al Nido Archè i bambini si servono di piatti di ceramica, bicchieri di vetro, soprammobili fragili: i bambini sono, in questo modo, invitati a coordinare i movimenti con esercizi quotidiani di autocontrollo, autocorrezione e prudenza). 

Il mantenimento dell’ordine, della pulizia e della bellezza sono i compiti principali che i bimbi sono chiamati ad adempiere e ciò nella convinzione che solo un ambiente ordinato e organizzato è in grado di far emergere le virtù nascoste di chi lo frequenta e lo vive. In questo senso, gli insegnanti, che assumono il ruolo di figure di aiuto, facilitazione, organizzazione e osservazione della vita psichica e culturale del bambino, svolgono il difficile compito di responsabilizzare la scolaresca circa i rischi legati all’uso di materiale ‘reale’. 

In pratica, essi non impongono, né dispongono, né impediscono, ma propongono, predispongono, stimolano e orientano. Per quanto riguarda gli obiettivi e la valutazione del lavoro svolto da ogni singolo bambino, occorre ricordare che la Montessori aveva negato l’utilità e la veridicità di un apprendimento imposto in base a quello che è il ritmo della collettività: ciascun bambino segue, in questo senso, un suo personale percorso formativo fatto di esplosioni, processi formativi lenti e sotterranei che seguono un andamento assolutamente casuale e personale. 

Per questo motivo, le attività didattiche vengono strutturate in modo tale che il piccolo possa svolgere individualmente il suo lavoro, seguendo inconsciamente dei veri ‘diagrammi di flusso, dove il controllo dell’errore non risiede nella supervisione dell’adulto ma nel successo dell’azione. Nella valutazione dell’alunno, sono i seguenti gli aspetti principali presi in considerazione dall’insegnante che opera nel rispetto dell’integrità del singolo bambino: 

  • capacità di scegliere autonomamente un’attività 
  • tempo di concentrazione 
  • ripetizione dell’esercizio 
  • capacità di svolgere organicamente l’attività e di portarla a termine in modo autonomo 
  • livello di autostima 
  • rapporto con gli altri 
  • rispetto delle regole 
  • disponibilità e partecipazione. 


Quello che comunemente si pensa di un bambino dagli zero ai tre anni fino anche ai sei è che desideri giocare. Ma cosa significa giocare? Nel codice comunicativo dell’adulto giocare equivale a svagarsi e quasi sempre lo svago si contrappone al lavoro: il lavoro è utile e impegnativo, il gioco è piacevole ma non è costruttivo. Per secoli si è associato il gioco del bambino a qualcosa di poco importante, o comunque di estraneo alla costruzione della personalità. Maria Montessori ribalta questa visione: il bambino gioca e lavora allo stesso tempo: si diverte, si rilassa ma contemporaneamente fa qualcosa di estremamente importante e serio perché costruisce la sua persona. Giocare è anche imparare, ma imparare può essere anche giocare. 

Il bambino da zero ai sei anni, se circondato da un ambiente favorevole, spontaneamente • perfeziona il linguaggio: arricchisce enormemente il proprio vocabolario, parla in modo sempre più disinvolto utilizzando costruzioni sintattiche via via più complete. 

Affina i movimenti: vuole perfezionare la capacità di controllare ed utilizzare il proprio corpo: è spinto a mettere a punto movimenti sempre più complessi da fare con il corpo e con le mani. 

Utilizza le sensibilità sensoriali particolarmente attive in questa fascia di età: dalla nascita fino a circa sei anni l’essere umano è dotato di una particolare sensibilità sensoriale. La grande quantità di informazioni dirette e indirette che un bambino impara in questi anni è assorbita dall’ambiente attraverso i sensi. Vista, udito, tatto, olfatto e anche gusto: ogni senso è ricettivo e sensibilissimo. 

Il nido Archè risponde ai naturali bisogni di un bambino da 0 ai 3 anni. Ogni attività, preparata con oggetti a misura di bambino, è caratterizzata dal “fare con le mani” perché mano e mente vanno di pari passo: la mano è guidata dalla mente ma lo sviluppo della mente ha bisogno della mano. I bambini piccoli pensano attraverso l’uso delle mani.